venerdì 30 settembre 2011

Il bilancio del bidone

Ci sono persone che predicano la sostenibilità e i buoni stili di vita, ce ne sono altre invece che davvero tentano di mettere in pratica nel quotidiano le cose in cui credono. Dal gennaio del 2011 una giovane coppia di Cesena, Chiara Benedetti e Paolo Montevecchi con i loro due figlioletti Davide e Matteo ci stanno davvero provando, a vivere ad impatto zero!

Da quasi un anno mantengono infatti un blog dal nome Il Bilancio Del Bidone, dove settimana dopo settimana raccolgono le loro esperienze sul tentativo di vivere per quanto possibile senza produrre rifiuti. Il blog è davvero ben fatto e pieno di consigli utili, dai pannolini lavabili alla autoproduzione del pane

Per ogni attività casalinga (da loro direttamente sperimentata) c'è una interessante valutazione di quanto rifiuto viene realmente risparmiato, i pro e i contro, come sono cambiate le loro abitudini, quali sacrifici sono stati realmente necessari. Il loro obiettivo è di arrivare a una riduzione dell'80% sull'ammontare totale dei rifiuti prodotti in un anno.

Oggi sono arrivati alla 38-esima settimana della loro battaglia,e la loro tenacia ci ha incuriosito al punto da decidere di rivolgere loro una breve intervista, che gentilmente ci hanno concesso. Vi avviso che è un po lunghetta, ma ne vale veramente la pena. L'intervista è a cura degli amici Gabriella Severi e Stefano Fabbri.

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Come’è venuta l’idea?
Siamo partiti da percorsi mentali differenti. L’idea ci è venuta due anni fa, quando sono nati i nostri due figli, Davide e Matteo. Paolo voleva utilizzare i pannolini lavabili, per una questione esclusivamente ecologica, visto che non comporta un grande risparmio economico (la famiglia Montevecchi possiede 20 pannolini, che di solito è il quantitativo per un solo bambino, ndr). L’utilizzo dei pannolini lavabili è stato sicuramente l’aspetto più traumatico della nostra esperienza; sono dotati di un velo protettivo, che in realtà protegge ben poco; il pannolino, infatti, si sporca parecchio e deve essere lavato a mano (sul blog il commento di Paolo è scuramente esaustivo!). Questo ci ha creato qualche problema all’asilo, dove ci è stato chiesto di utilizzare i pannolini usa e getta. Abbiamo deciso di accettare la richiesta, senza fare troppe resistenze.
La nostra idea è quella di portare avanti questi comportamenti per sempre, anche perché le scelte troppo complicate le abbiamo scartate a priori, come per esempio staccare il frigorifero.
Un’altra ragione che ci ha spinto a provare questa esperienza è stata la buchetta della posta sempre piena di pubblicità: ogni famiglia è  bombardata quotidianamente da una quantità eccessiva di messaggi pubblicitari. Non credo che esistano famiglie che vogliano comprarsi un televisore nuovo ogni mese!? Abbiamo conservato la pubblicità di una settimana e l’abbiamo pesata: mezzo chilo di carta! Ci è sembrata un’esagerazione!

E’ un progetto indipendente?
La nostra è stata un’idea assolutamente indipendente. L’idea di fare il blog, di sistematizzare le nostre idee e le nostre esperienze è nata dalla puntata di Report sulle transition towns.
Quindi, abbiamo cercato su internet quello che si poteva fare per modificare i nostri stili di vita; molte idee sono nate leggendo forum vegani e blog tematici. Abbiamo confrontato le soluzioni e abbiamo cominciato a sperimentare, un esperimento a settimana.

Come vi organizzate? Avete un planning?
Abbiamo preparato un piano di sperimentazione, trovando 30 argomenti, poi portati a 52, per completare l’anno. Questa esperienza ci ha fornito diversi spunti, permettendoci di scoprire tante cose, che riguardano la nostra salute, e di modificare alcune nostre abitudini, alimentari e non, come per esempio la riduzione del consumo di carne.

Dal punto di vista economico avete notato qualche cambiamento?
Prima di iniziare il nostro percorso, volevamo fare il calcolo delle spese, ma purtroppo siamo riusciti a farlo solo per il primo mese; quindi, non avendo stilato un vero e proprio bilancio, non abbiamo la percezione di quanto si possa risparmiare. Di certo, abbiamo apportato sensibili riduzioni di consumo al nostro stile di vita: io (Paolo), per esempio, ho smesso di andare a lavorare in auto; da diversi mesi non acquistiamo vestiti, non compriamo giocattoli da Natale. Le persone che ci stanno accanto, amici e parenti, continuano a fornirci qualsiasi tipo di bene, credendo di farci un piacere, ma in realtà la nostra è una scelta volontaria e consapevole.
Acquistiamo materie prime, in grandi quantitativi, perché costano meno e producono meno rifiuti. Ogni tanto, per esempio, compriamo il latte direttamente in fattoria e lo utilizziamo sia per il consumo tradizionale sia per fare formaggi. Anche se il fatto di avere due bambini piccoli ci porta a consumare moltissimo latte, almeno un litro al giorno, e a volte siamo costretti ad acquistare il latte al supermercato qui vicino.

Fino ad ora come sta andando?
In questi mesi è aumentata in noi la consapevolezza di cosa mangiamo e di cosa produciamo in termini di rifiuti. I miei nonni (Chiara) facevano il formaggio in casa; i miei genitori lo hanno sempre visto fare, ma non hanno appreso questa tradizione e soprattutto non l’hanno tramandata a me. Il fatto di dover apprendere tramite internet come produrre del formaggio, quando nella famiglia dei miei veniva fatto in casa, la considero una grossa perdita dal punto di vista culturale. Ora i miei nonni non ci sono più e mi piacerebbe perlomeno imparare dai miei genitori come coltivare l’orto.

Avete “contagiato” qualcuno a voi vicino?
La nostra esperienza ha contaminato poco chi ci sta intorno. Ci sono persone che sono già predisposte a un certo genere di comportamento consapevole, alcune coppie ci hanno seguito, mentre da parte delle nostre famiglie abbiamo avuto un po’ di ostruzionismo. Ci piacerebbe parlare e condividere la nostra esperienza anche con i vicini di casa e le famiglie del nostro quartiere, ma ancora non lo abbiamo fatto.


Cosa non è andato a buon fine cosa invece vi ha dato grande soddisfazione?
La cosa che ci è venuta peggio in assoluto è stato il gelato. Quello continueremo a comprarlo in gelateria. E un altro tentativo fallimentare è stato quello della coppetta mestruale: su internet ho letto moltissime recensioni positive, ma io non mi sono trovata per niente bene.
Mentre, per quanto riguarda le cose che ci sono venute bene, abbiamo provato grande soddisfazione nel fare il pane e i detersivi. Siamo molto contenti di utilizzare prodotti che non intossicano, come per esempio l’argilla che utilizziamo come shampoo.

Il ruolo di Internet è stato importante?
E’ stato fondamentale. Si possono ottenere informazioni e conoscenze immediate e, nel nostro caso, ci hanno permesso di soppiantare la mancanza di trasmissione di tradizioni, come quella del formaggio.
Esistono tantissimi siti che parlano di esperimenti ed esperienze simili alla nostra, ma ci sembravano quasi tutti scatole vuote, dove sembrava più importante il messaggio dell’azione. Noi, invece, abbiamo provato a comunicare con l’esterno a modo nostro: il nostro blog è costituito da schede tematiche, che chiunque può leggere e mettere in pratica. L’obiettivo del blog è quello di dare spunti alle persone.

Cosa acquistate?
Non facciamo molti acquisti, anche se è difficile organizzare la spesa a lungo termine. Per noi è più importante la riduzione del rifiuto rispetto all’alimento biologico. Compriamo pasta, poca, cereali come riso e farro, e un po’ di carne; nel corso del bilancio del bidone abbiamo appreso quanto spreco di acqua  sia necessaria per l’industria durante macellazione e quanti danni arrechi alla salute l’utilizzo frequente di questo alimento, siamo quindi diventati più responsabili nell’acquisto e nel consumo di carne. Il resto, pane e formaggio, lo produciamo in casa. Coltiviamo un piccolo orto ad uso personale e acquistiamo i legumi al mercato, purtroppo non li abbiamo ancora trovati sfusi.

I G.A.S.: Avete qualche consiglio o critica costruttiva rivolta ai Gruppi di Acquisto Solidale?
Troppi rifiuti ed imballaggi. Abbiamo acquistato due chili di parmigiano e ci sono stati dati due tocchi separati, ognuno con il proprio imballaggio. Ci è sembrato uno spreco. Indubbiamente, il fatto che la nostra priorità sia la riduzione dei rifiuti piuttosto che il mangiar sano non implica che tutti debbano pensarla come noi, però ci sembra giusto farlo presente e condividerlo con gli altri. Il Gas ha potenzialità incredibili; si vede che c’è fermento. Sono organizzazioni che hanno un’architettura molto solida e secondo noi la riduzione dei rifiuti e il mangiare biologico sono due aspetti che possono coesistere.

Se il vostro esperimento finisse oggi, l’obiettivo di riduzione si potrebbe considerare raggiunto?
Siamo partiti dicendoci “peseremo tutto”. In realtà non lo facciamo quasi mai. Produciamo ancora troppi rifiuti di carta, per via degli imballaggi del cibo, come il latte o le pubblicità in buchetta! Nel periodo dal 12 luglio al 12 agosto abbiamo prodotto 447 gr di indifferenziata e ci sembra un buon risultato, mentre di umido ne produciamo ancora tanto, in quanto gli scarti di frutta e verdura pesano molto, ma ci stiamo attrezzando per richiedere una compostiera.

Per quali motivi consigliereste ad una famiglia di seguirvi nella riduzione dei rifiuti domestici?
Riteniamo che sia umanamente degradante buttare via dell’immondizia. Ogni volta che buttiamo qualcosa nel bidone pensiamo sempre che possa far male a qualcuno! Produrre rifiuti ci sembra una cosa troppo complessa; sembra assurdo, ma il nostro comportamento semplifica la vita.
Quando si acquista un prodotto, bisogna pensare di adottarlo, di doversene prendere cura e di non poterlo portare al bidone. In questo modo si diminuirebbe l’acquisto. Per esempio, noi donne siamo incentivate all’acquisto di riviste che prevedono un regalo. Se penso di dovermelo tenere per i prossimi 60 anni e che posso tranquillamente farne a meno, probabilmente eviterei di comprarlo. Bisogna pensare come se non esistessero bidoni in strada.

Voi non guardate la TV, è utile per acquistare meno?
Non guardare la tv può sicuramente influire. La tv induce all’acquisto. Ridurne il consumo ha lasciato più posto alla spazio relazionale. Si sente meno bisogno del consumo, un po’ come la passeggiata al parco anziché in centro, con tutte le vetrine che invogliano inevitabilmente il consumatore.

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La conclusione di questa intervista è che ridurre i rifiuti è possibile ed anche piacevole. In casa Montevecchi i giocattoli spesso vengono creati con materiali di riciclo, come ad esempio i cartoncini del cibo per gatti, dove sono raffigurate sagome rappresentanti la quotidianità di questa famiglia ( loro stessi, la bici con carrellino per bimbi, i rifiuti ed i loro contenitori), in questo modo si dà maggiore consapevolezza ai bambini circa l’importanza delle scelte che vengono fatte. 

L’idea di ridurre i rifiuti, lentamente li ha portati a conoscere meglio cosa mangiamo e consumiamo ogni giorno, per indurli a scelte consapevoli nell’acquisto di alimenti sani e qualitativamente migliori e ad utilizzare ciò che è strettamente necessario e compatibile con l’ambiente. 

Il loro stile di vita sobrio ci ricorda i saggi consigli di Serge Latouche, spesso citato anche da Paolo e Chiara. I Montevecchi sono davvero un esempio da emulare sotto molti punti di vista e consultando il loro sito sicuramente troverete degli spunti di riflessione per il vostro futuro. 



1 commento:

  1. complimentissimi a Paolo e Chiara, visiterò il blog!
    Il tema dei rifiuti è veramente fondamentale, tutto è organizzato per far comprare, rinnovare, spendere, leggere depliants, confrontare e spendere ancora, infine nascondere ciò che buttiamo: una bella pattumiera chiusa, bidoni ogni 100 metri, camion che ritirano di notte, discariche lontane e inceneritori che magicamente minimizzano il rifiuto.
    Ed allora: informazione, sperimentazione di forme alternative, pubblicizzazione delle buone pratiche ed impegno di tutti quanti hanno maturato o matureranno presto una coscienza ecologica. Ciao
    Vittorio Valletta

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