mercoledì 8 settembre 2010

Il sindaco di Pollica (SA) ucciso perchè troppo ambientalista

Segnatevi questa data sul calendario: per la prima volta, in Italia, la criminalità organizzata ammazza un politico ambientalista e proprio per il suo impegno sull'ambiente, la sostenibilità, la riqualificazione, l'energia. Mi auguro sia anche l'ultimo, ma qualcosa mi dice che probabilmente non sarà così. Finora, gli amministratori locali che sono finiti crivellati dalle "menti raffinatissime" si erano messi per traverso sui soliti traffici di cemento e calcestruzzo, appalti, opere pubbliche. Stavolta no.

Mi dicono amici vicini ad Acciaroli che, da quando Vassallo era sindaco, sembrava di stare in una città del Trentino. E non solo per quanto riguarda gli spazi pubblici: anche i negozi, le aree private, erano rinate ad una nuova vita. Le idee del sindaco erano penetrate profondamente nella mentalità della popolazione, che lo appoggiava e aveva imparato a valorizzare il proprio territorio. Vassallo sosteneva che non si devono buttare soldi per opere inutili che portano voti, bensì investire per sistemare i fiumi, gli acquedotti, il territorio. La sua cittadina vanta il 70% di raccolta differenziata, in Campania.

Viene subito in mente il caso di Camigliano, il comune virtuoso sciolto perché disobbediente: faceva la differenziata invece di conferire in discarica come la legge di quella provincia comanda. Ma qui si è finiti molto diversamente, si è finiti con un morto sull'asfalto, e le mafie non ammazzano se possono farti smettere in altri modi.

Così, si cercano motivazioni più sostanziali. E ricordo Saviano, quando racconta che finché fai l'anticamorra nel tuo paesino nessuno dice nulla, ma se trovi risonanza al di fuori, se diventi insomma un simbolo, allora hai firmato la tua condanna. E proprio tra pochi giorni, Acciaroli avrebbe dovuto ospitare per la prima volta nella sua storia un importante convegno su tematiche ambientali, l'energia e la decrescita

Promosso dal Comune, organizzato da un'associazione di Parma, sponsorizzato da Slow Food, sostenuto dai MeetUp di Grillo, vedeva tra i relatori anche Maurizio Pallante del Movimento della Decrescita e, in un primo momento, anche l'economista italo-britannica Loretta Napoleoni. Oltre a sindaci di mezzo Cilento, professori universitari e artisti di fama nazionale. Saviano ci ha insegnato che non si può salire alla ribalta nazionale, perché i simboli diventano poi intoccabili: e la camorra non avrebbe mai consentito che il Cilento diventasse la Val di Susa della sostenibilità al Sud.

Ma c'è di più. Alcune fonti dirette mi hanno raccontato anche di un finanziamento regionale di ben 70 milioni di euro, destinato al Cilento, per lo sviluppo di del Parco e dell'autonomia energetica locale. Un finanziamento già assegnato a 46 Comuni della zona e a Legambiente, ed era in corso lo studio del progetto per poter poi accedere al fondo. Riportava Il Giornale del Cilento nel gennaio scorso:
L’idea progettuale, pensata dal presidente della comunità del Parco del Cilento, Angelo Vassallo, è riuscita a coinvolgere, per la prima volta, tutto un territorio che, per questo, ha smesso di pensare “per campanile”, riunendo tecnici, amministratori, privati e politici, realizzando così, l’idea del grande Parco. La Regione Campania ha messo a disposizione per l’intero sistema 70 milioni di euro, che andranno ad essere completati da interventi del privato sociale ed economico, che ammonteranno complessivamente a 128 milioni di euro, di cui 5 milioni destinati alle PMI per gli aiuti sulle riconversioni,  per finanziare l’energia alternativa, con un ulteriore possibilità di accesso al microcredito attraverso il Fondo Verde.

Si ammazzano i simboli. Ma soprattutto, si ammazzano i simboli che si avviano a gestire decine di milioni in modo non gradito.

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