lunedì 30 marzo 2009

Controllo del territorio e stato di polizia

Mi sono stufato di leggere sui quotidiani che la criminalità dilaga e che dobbiamo stringerci attorno a chi ci regala un apparente senso di sicurezza. Ovvio che sto parlando di ronde e stato di polizia, argomento alimentato dalle infinite ansie che i mezzi di comunicazione di massa giornalmente ci regalano.

Luogo comune vuole le nostre città e le nostre piazze invase da orde di barbari, Romeni, stranieri di ogni tipo e origine, costantemente protesi a commettere ogni tipo di nefandezza, dagli stupri alla distruzione urbana del territorio.

Credo invece fermamente nella teoria antropologica della "nicchia" sociale. Questa teoria sostiene in breve che uno spazio sociale libero verrà necessariamente occupato dalle componenti più "volatili" della nostra società, cioè si auto-organizza per soddisfare un bisogno latente di poveracci e poveri cristi, nonché anche di delinquenti.

Prendiamo ad esempio una piazza pubblica, supponiamo che sia piena di vita, di attività culturali, di eventi che coinvolgono la cittadinanza, dal mercato alla festa paesana ai convegni pubblici, agli spettacoli musicali. Un luogo frequentato dalla cittadinanza per motivi sociali e culturali impone una destinazione d'uso responsabile e condivisa.

Ora supponiamo che su questa piazza non si riesca ad organizzare niente di niente e venga abbandonata a se stessa.

In breve tempo si svuota di gente motivata a viverla, poi si svuota di gente occasionale, infine si svuota interamente e completamente. Ciò lascia spazi aperti ad altri "occupanti", esattamente come avviene in natura con le piante. Come meravigliarsi se poi si riempie di balordi, di criminali, di vandali ? Contrastare queste cose con la polizia o con le ronde equivale a scambiare la cura per il sintomo.

Se la polizia deve presidiare costantemente un territorio è sintomo che qualcosa non ha funzionato dal lato culturale e dalla parte del coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica. Non è la cura, è il sintomo. Incrementare le forze di polizia è riconoscere che il sintomo si rispecchia in una malattia che si allarga, disincentivando ancora di più questi luoghi come centri di aggregazione sociale e civile.

Cosa occorrerebbe fare allora in questi luoghi se non le ronde o lo stato di polizia ?

1. Garantire una buona illuminazione pubblica e una accurata pulizia dell'ambiente,

2. Favorire la nascita, con l'aiuto anche delle tante associazioni di volontariato e non, di attività culturali che richiamano le persone a vivere il territorio e non a restarne escluse o peggio barricate in casa.

3. Dare l'esempio con progetti di rivalutazione artistica e funzionale del luogo, anche con insediamenti di tipo commerciale ma finalizzati alla socializzazione e al senso di appartenenza a una comunità. Tenere aperte queste attività a rotazione anche alla sera.

Dove esistono strutture di pregio e di buon gusto, fossero anche un bar con gazebo artistici, oppure un centro per la riparazione delle biciclette, ben illuminati, in un area in cui si svolgono intense attività culturali, non c'è spazio per degrado e abbandono, delinquenza, spaccio, criminalità. In poche parole mantenere vivo il territorio va a vantaggio di tutti. Ecco un esempio di come dovremmo spendere i soldi pubblici, piuttosto che ampliare il tinello!

Io non voglio le ronde, voglio IL SINDACO E I CONSIGLIERI che ogni sera vanno a PASSEGGIARE in quei luoghi e parlano con la gente. Voglio un luogo decoroso dove i bambini possono andare liberamente a giocare.

Io non voglio la polizia, voglio il centro giovanile che proietta video sul Darfur e l'attore che recita gli scritti di Pierpaolo Pasolini (solo per fare un nome a caso), coinvolgendo i cittadini nel dibattito. Io non voglio le telecamere, voglio un parco pubblico con il WiFi dove gli studenti della facoltà di ingegneria possono andare con i loro portatili a studiare connessi alla rete internet.

Se continuiamo a fomentare fantomatiche esigenze di controllo militare del territorio, facciamo la fine di quelli che guardano il dito anziché guardare alla luna. La luna è la mancanza totale di attività sociali e culturali funzionali a riqualificare le parti della città che abbandonate a se stesse fungono da "nicchie" di colonizzazione per il degrado e la dissoluzione del corretto vivere civile.

Questa è una fra le ragioni del perché sono così contrario alla attuale spinta verso la cementificazione del territorio e alla costruzione delle grandi opere edili (nuovi quartieri, nuovi insediamenti industriali e commerciali), risolvono un problema ma creano un ambiente alieno e invivibile dal punto di vista della diversità sociale. Non ci servono!

E' la stessa differenza fra trattare un campo in monocoltura piuttosto che con metodi biologici e con rotazione delle semenze. La biodiversità sociale e la lotta al degrado urbano favoriscono la gestione del territorio, l'immenso parcheggio del nuovo centro commerciale invece no. Altrimenti il cittadino attivo diventa come il panda, razza in via di estinzione.

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