mercoledì 21 gennaio 2009

Chi mi (OB)AMA mi segua

Ieri 20 Gennaio 2009 è arrivato il fatidico momento del cambio di consegne fra George (dabbliù) Bush e Barak (Hussein) Obama, nella spettacolare cornice del National Mall di Washington, letteralmente stracolmo di gente (la capienza massima è di 2 milioni di spettatori, non di certo un teatrino parrocchiale). Ha prestato quindi giuramento il 44° presidente degli stati uniti, sulla bibbia originale del 1891 che fu di Abramo Lincoln, diventando il primo afroamericano della storia a sedere nella poltrona più importante e scottante del mondo.

Giusto per tenere fede al "cliquet" di persona attenta alla sostenibilità e alla sobrietà, Barak ha deciso di recarsi da Philadelfia a Washington viaggiando in Treno, subito ribattezzato Obama Express. Con lui la moglie Michelle, pluri-laureata ma considerata da molti come incapace di scegliersi un vestito decente. Se Michelle ha scelto una stilista cubana, forse un motivo ci sarà, che sia una nuova apertura verso il regime castrista ?

Come giustamente si fa notare in questo Blog, la foto ufficiale di Barack Obama, per la prima volta nella storia ripresa con una macchina digitale, riesce a farlo sembrare addirittura simpatico, da l'idea finalmente di qualcosa di sincero e non costruito a tavolino, compresi i peli sulla giacca, il filo tirato della camicia, i peletti sulle orecchie, e il generale aspetto vagamente "casual" che caratterizza l'immagine che il nuovo presidente vuole dare di se.

In ogni caso, non è certo per il look suo o della moglie che milioni di persone si sono assiepate ad ascoltare il discorso di investitura del nuovo presidente (qui la versione integrale tradotta in italiano).

Al di la della solita retorica che fa sempre impazzire gli americani, quella del paese dove "tutto è possibile" (anche che un nero arrivi alla casa bianca, quando solo 60 anni prima non avrebbe nemmeno potuto essere servito in un ristorante), e ai continui riferimenti ai "padri fondatori" della patria, ci sono grosse novità nel suo discorso.

La prima novità è l'idea della responsabilità di agire in campo energetico per lasciare ai propri pronipoti un mondo sostenibile, pur tuttavia senza rinunciare al consueto e inamovibile paradigma della crescita infinita dell'economia:
Metteremo le briglie al sole e ai venti e alla terra per rifornire le nostre vetture e alimentare le nostre fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole e i college e le università per soddisfare le esigenze di una nuova era. Respingeremo lo spettro di un mondo che si surriscalda.

La seconda novità è l'apertura ai mondi arabi e non, con un tentativo di riconciliazione verso quei popoli che hanno sempre più spesso visto nell'America l'emblema del sopruso e dell'arroganza, atteggiamento favorito dagli atteggiamenti guerrafondai e anti-ambientalisti di Bush (pur a fine mandato congedatosi addirittura con un atto ecologista):
Al mondo islamico diciamo di voler cercare una nuova via di progresso, basato sull’interesse comune e sul reciproco rispetto. A quei dirigenti nel mondo che cercano di seminare la discordia, o di scaricare sull’Occidente la colpa dei mali delle loro società, diciamo: sappiate che il vostro popolo vi giudicherà in base a ciò che siete in grado di costruire, non di distruggere.

La terza novità è l'esplicito riferimento alla schiavitù, citando le sofferenze di coloro che, pur in condizioni subalterne, hanno contribuito a creare la nazione americana così come la conosciamo oggi:
Per noi hanno messo in valigia le poche cose che possedevano e hanno traversato gli oceani alla ricerca di una nuova vita. Per noi hanno faticato nelle fabbriche e hanno colonizzato il West; hanno tollerato il morso della frusta e arato il duro terreno.

La quarta novità (ed ultima) è il desiderio di cambiare volto alle regole che governano l'economia, complice la crisi che avanza e rischia di mangiarsi gran parte della ricchezza a cui l'America era abituata:
Né la domanda è se il mercato sia una forza per il bene o per il male. Il suo potere di generare ricchezza e aumentare la libertà non conosce paragoni, ma questa crisi ci ha ricordato che senza occhi vigili, il mercato può andare fuori controllo, e che un paese non può prosperare a lungo se favorisce solo i ricchi.

Insomma, questo è il primo presidente dell'era post-petrolifera, il destino di troppi è in mano sua, speriamo che di questa enorme responsabilità sappia farne buon uso.

P.S. se volete falsificare qualche assegno, questa è la firma del presidente...

UPDATE: Tutte le foto più incredibili scattate durante la cerimonia di investitura.

1 commento:

  1. Complimenti per il bel post... cercherò di esercitarmi con la firma del new President!

    RispondiElimina

Lascia un tuo commento se desideri contattare l'autore del post o discuterne il contenuto. Ricorda che sebbene la censura non piaccia a nessuno e i commenti non siano moderati mi riserberò il diritto di cancellarli qualora il contenuto sia volgare, irrispettoso, diffamante, off-topic, o semplicemente inappropriato.