venerdì 13 giugno 2008

Continuano i malori nello stabilimanto di Amadori

Ieri sera Giovedì 12 Giugno si è tenuta alla sala MacFruit di Pievesestina di Cesena un incontro fra i lavoratori dello stabilimento Amadori ed i sindacati confederati, alla presenza anche del sindaco Giordano Conti. La situazione è di quelle scottanti che farebbero tremare le ginocchia a qualsiasi amministratore. I malori ai lavoratori dello stabilimento Amadori continuano a verificarsi periodicamente, una soluzione definitiva ancora non la si è trovata e a tutt'oggi si brancola nel buio alla ricerca della soluzione.

Malgrado i ripetuti interventi effettuati dall'azienda sul sistema fognario (primo indiziato dei malori dei lavoratori esposti), interventi sul sistema di condizionamento, monitoraggi specifici, non si è ancora capita la causa dei tanti malori che continuano a verificarsi, con sintomi come asfissia, svenimenti, debolezza muscolare, mal di gola, affaticamento dell'apparato respiratorio, forme di asma atipica.

E' evidente che nell'aria che si respira la dentro c'è qualcosa che non va, ma provvedimenti radicali e risolutivi non si vedono ancora all'orizzonte. Quello che è peggio è la denuncia da parte dei lavoratori di continui tentativi di "intimidazione" soprattutto verso i lavoratori stagionali, che se solo "osano" accusare sintomi, essendo stagionali, vengono assai facilmente lasciati a casa per mesi, senza nemmeno il riconoscimento di patologie di tipo professionale, con alta probabilità di non essere reintegrati per evitare problemi all'azienda. Possibile che i lavoratori, da oltre un anno e mezzo, siano sempre fatti passare come mitomani che si fingono ammalati non si capisce poi per ottenere quali benefici, visto che rischiano addirittura di essere lasciati a casa ?

La sostanziale verità emersa durante il contatto fra i lavoratori ed i sindacati è quella di una azienda che, sull'orlo del raggiungimento del miliardo di euro di fatturato, attua una politica produttiva sciagurata spingendo al limite estremo la produzione e la turnazione dei lavoratori, senza investire quanto dovrebbe sull'ampliamento e la bonifica dei locali di lavoro. Oltre 2000 lavoratori, 1700 dei quali mantenuti artificiosamente come stagionali (eppure i polli si mangiano per tutto l'anno), in maniera tale da rimanere sottopagati ed impedire che si coalizzino fra loro in termini di contrasto con l'azienda, rendendo difficile in partenza qualsiasi ipotesi di rivendicazione sindacale.

Macchinari come lo "storditore di polli a CO2" che appaiono essere stati soggetti a modifiche in maniera da accelerare le fasi di macellazione raddoppiandone la portata, migliaia di polli e tacchini all'ora che vengono investiti da potenti getti di CO2 che stordiscono gli animali, uno in fila all'altro, senza soluzione di continuità, prima di essere macellati e lavorati. Ambienti progettati e dimensionati per il livello di produzione di 10 anni fa, con aria forzata, per garantire forse la sicurezza del prodotto da contaminazioni, ma talmente spinta all'estremo da rendere l'atmosfera in alcuni reparti al limite della respirabilità.

Insomma, un inferno dantesco, ove lavoratori sottopagati vorticano di continuo in un costante avvicendamento, seguendo il mantra di chi vuole un solo risultato: "produrre, produrre, produrre". Ancora a quasi due anni di distanza l'Arpa non ha fatto rilievi tecnici, si brancola nel buio spegnendo quello o quell'altro impianto di essiccazione per un tempo sufficiente a stabilire una qualche correlazione, facendo esperimenti sulla pelle dei lavoratori, che intanto continuano periodicamente ad ammalarsi.

Come se ne esce ? Non sarà il caso di porre un freno alla possibilità di quest'impianto di produrre a ritmi così forsennati ? Non sarà il caso di suddividere la produzione fra altri stabilimenti ? Non sarà il caso di regolarizzare finalmente i tanti lavoratori precari che non sanno se da una settimana all'altra saranno lasciati a piedi ?

Questa è l'economia bello, prendere o lasciare, e l'amministrazione lo sa benissimo ma stenta ad intervenire con misure coercitive e radicali, che quella è gente danarosa, che se è il caso di finanziare qualcuno può farlo senza turbare più di tanto il proprio bilancio, che l'economia portante della zona non si tocca, e se qualche lavoratore in più della media si ammala... è peggio per lui.

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