lunedì 8 ottobre 2007

Pallante sull'abuso della parola "modernità"

Sviluppo economico e sviluppo sostenibile fanno fatica ad andare di pari passo, su questa affermazione sembra oramai non esserci alcun dubbio. In nome di un ecologismo di facciata che mira a raccogliere le istanze di protesta di chi ci vede proiettati inesorabilmente verso il disastro, si tirano fuori le solite vecchie ricette: modernità, tecnologia, crescita, sviluppo!

Ascoltate le parole di Pallante che commenta il discorso di auto-candidatura di "Ualter Ueltroni" in cui parla delle "nuove" prospettive del neonato partito democratico... c'è da rizzarsi i capelli, nonché viene quasi voglia di istituire il v-day come incontro settimanale periodico.

Leggi l'intero articolo di Maurizio Pallante

Di seguito alcuni brevi stralci delle considerazioni più interessanti:

Veltroni aggiunge: «Quello a cui pensiamo è l'ambientalismo dei sì. Sì a utilizzare le immense possibilità della tecnologia per difendere la natura». Chiunque abbia raggiunto i quarant’anni ha avuto modo di vedere come sia stato proprio lo sviluppo tecnologico a distruggere progressivamente la natura. … L’aumento delle concentrazioni di CO2 nell’atmosfera terrestre da 280 a 380 parti per milione e l’innalzamento della temperatura terrestre, da cosa dipendono se non dall’uso di tecnologie sempre più potenti per estrarre quantità sempre maggiori di idrocarburi dal sottosuolo, con cui alimentare impianti industriali dotati di tecnologie sempre più potenti che consumano sempre maggiori quantità di energia per produrre sempre maggiori quantità di oggetti che consumano quantità sempre maggiori di energia per funzionare? Come si faccia ad avere una fiducia così totale nella tecnologia, una fiducia con le caratteristiche di una vera e propria venerazione, è difficile da capire.

Se la tecnologia viene posta a servizio della crescita economica non può che essere distruttiva nei confronti della natura. Le innovazioni tecnologiche di processo finalizzate ad aumentare la produttività comportano un consumo crescente di risorse, che esaurisce progressivamente - sta esaurendo - gli stock di quelle non rinnovabili ed eccede le capacità naturali di rigenerazione di quelle rinnovabili. … Se l’impronta ecologica dell’umanità nel suo complesso è già oggi superiore alle capacità del pianeta terra e ne richiederebbe uno e mezzo, le innovazioni tecnologiche finalizzate alla crescita del prodotto interno lordo non possono che aggravare progressivamente questi problemi fino all’implosione.

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