giovedì 19 aprile 2007

Rifiuto: quanto mi costi?


-- di FEDERICO VALERIO


Per cercare di convincere gli Italiani che incenerire è bello, si stanno scomodando ricercatori del calibro di Umberto Veronesi, divulgatori scientifici di successo quali Alberto Angela e MarioTozzi e, recentemente, anche un fine dicitore che si occupa di salute, Michele Mirabella. Tutti elogiano le meraviglie tecniche e i vantaggi energetici degli inceneritori, ma tutti omettono un piccolo ma importante particolare: quanto costa e chi paga. I "Rumenta Day", pensati ed organizzati dalle associazioni ambientaliste e dei consumatori hanno lo scopo di dare informazioni proprio su questo aspetto, tutt'altro che trascurabile e che riguarda letteralmente tutti gli Italiani. L'incenerimento con recupero energetico è il più costoso dei sistemi di smaltimento rifiuti oggi disponibili e non è una scelta obbligata. Studi condotti recentemente nei paesi europei hanno potuto verificare che per termovalorizzare una tonnellata di rifiuti si va dai 148 euro pagati in Austria agli 88 euro della Germania. A confronto, il ricorso a collaudate e più sicure tecniche biologiche a "freddo"per chiudere gran parte dei cicli dei nostri scarti, quali compostaggio, digestione anaerobica e bio-ossidazione permette di pagare cifre nettamente inferiori, rispettivamente 50, 65 e 75 euro a tonnellata. La politica di gestione dei rifiuti in Italia presenta diverse anomalie. Da noi il costo dell'incenerimento si aggira sui 90 euro a tonnellata, ma mentre numerosi stati (Austria, Danimarca, Belgio..) tassano l'incenerimento (da 4 a 71 euro a tonnellata) per favorire la più vantaggiosa pratica del riciclo, l'Italia è probabilmente l'unico paese al mondo che sovvenziona l'incenerimento, grazie ad un codicillo introdotto ad arte nella nostra normativa che, per legge, fa diventare i rifiuti una fonte di energia rinnovabile e che giustamente ci viene contestato dalla Corte di Giustizia europea, in quanto l'unico rifiuto che dal punto di vista energetico è conveniente bruciare sono le plastiche. Grazie a questo trucchetto, assolutamente bipartisan (i decreti a riguardo portano la firma di ministri dei due ultimi governi) ogni anno i gestori degli inceneritori ricevono il generoso regalo di 140 milioni di euro, preziose risorse finanziarie letteralmente pagate da tutte le famiglie italiane con maggiorazioni alla loro bolletta della luce e sottratte all'asfittico sviluppo nazionale di impianti fotovoltaici, idro-elettrici ed eolici di piccola scala che potrebbero rendere autonomi, dal punto di vista energetico, decine di migliaia di famiglie. Gli Italiani ignorano anche che tutti i costi di costruzione e gestione degli inceneritori, sono a loro totale carico, conteggiati nella Tariffa rifiuti. In sintesi, correttezza vorrebbe che quando si annuncia la realizzazione di un inceneritore, si avvisino tutti i residenti nel bacino di raccolta dei rifiuti che, non solo si sta facendo la scelta meno conveniente dal punto di vista ambientale ed energetico, ma che questa scelta è anche la più costosa. Si dovrebbero anche avvisare questi cittadini che, attraverso i loro rappresentanti, stanno letteralmente firmando un contratto che li impegnerà, per i successivi 20 anni a pagare interamente l'operazione finanziaria, con tanto di penali se non riusciranno a produrre la quantità di rifiuti necessaria per rendere economicamente vantaggioso (per chi lo gestisce) l'inceneritore.

Forse ora è più chiaro al lettore il possibile motivo per cui la Tariffa Rifiuti ideata dal Comune di Genova non prevede, al contrario degli obiettivi del legislatore europeo, incentivi economici per chi produce meno rifiuti e per chi, con la separazione alla fonte, contribuisce al loro avvio al riciclo. Per ora è così, dice il Comune, domani vedremo.

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